La composizione fotografica può essere definita come il modo in cui un fotografo organizza i diversi elementi di una scena per produrre un’immagine coerente dove l’insieme degli elementi è in “armonia” o in “disarmonia” per trasmettere un determinato messaggio
La composizione è ciò che dà struttura a una fotografia, ma senza contenuto emotivo all’interno dell’immagine, la composizione da sola, non importa quanto sia buona, produrrà solo un’immagine fine a se stessa.
La composizione nell’arte visiva è come la grammatica nella scrittura: può fornire una struttura avvincente ma devi avere qualcosa da dire che sia di interesse per il tuo spettatore o lettore oltre gli elementi nella pagina. L’arte è un linguaggio, dopo tutto, e l’arte visiva semplicemente utilizza elementi visivi per trasmettere un messaggio che è in visibile. La sfida per il fotografo è se farà belle foto o farà arte.
Per parlare di contenuto emotivo e composizione, mi piace sempre partire da un paio di esempi… Se hai figli, le loro foto più significative, la foto della loro nascita, le foto di loro che vanno da soli in bicicletta, o di loro che fanno qualcosa di “nuovo e sorprendente” saranno foto che, per te, avranno una forza emotiva che va oltre a qualsiasi composizione e corretta esposizione. La stessa cosa vale per le foto di un alba, che hai fotografato alzandoti molto presto e facendo, magari, ore di cammino per immortalarla.
Ecco la composizione senza le emozioni è qualcosa che è incompleta!
Il messaggio emotivo, a volte e per qualcuno può bastare da solo in una foto. La composizione è al servizio delle emozioni, ed essendo al servizio deve supportare il messaggio emotivo che si vuole trasmettere!
Quando mi sono affacciato alla fotografia in maniera professionale, ho scoperto che ci sarebbe stato tantissimo da imparare, e oggi dopo diversi anni e studi, so, di avere ancora bisogno di tanta formazione.
Quando ci si affaccia su questo universo, le informazioni da assimilare e soprattutto da rielaborare sono infinite, è per questi motivi che in diversi casi si abbandona quella che potenzialmente sembrava un semplice scattare fotografie.
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Le decennali lotte interne, tra chi sostiene la teoria secondo la quale la fotografia è un semplice gioco di tecnica in cui ogni elemento ha regole ben definite da rispettare, e chi invece si colloca tra i sostenitori di una fotografia artistica che può trasmettere emozioni, sono sempre argomento vivo e cocente.
In questa forbice contrapposta si sono sviluppate diverse teorie e punti di vista estremamente interessanti; alcune volte ad unire, in parte, questi due antipodi e cercando di sviluppare un pensiero che unisse sia la tecnica che l’anima.
Oggi voglio parlarvi di psicologia, con lo sguardo rivolto sulla Psicologia della Gestalt, nata come teoria nella psicologia e trasportata in fotografia e nella comunicazione visiva.
Teoria della Gestalt in breve
Ti è mai capitato di sdraiarti per terra ed osservare le nuvole in cielo, nuvole che ti sono subito sembrate un animale o un oggetto particolare, simile a qualcosa facilmente riconoscibile?
In realtà erano delle comunissime nuvole che vengono trasportate dal vento ma la tua mente sta trasformando quelle nuvole in una forma riconoscibile; in quel preciso momento si entra nella teoria della Gestalt.
La parola Gestalt proviene dal tedesco e significa “forma“, tale teoria ha preso piede già negli anni ’20, sviluppandosi nell’ambito della Psicologia, al fine di spiegare le percezioni che le persone avevano del mondo intorno a sé.
Questa teoria suppone che, quando si è di fronte ad una scena particolarmente caotica e ricca di figure differenti, la mente cerca di semplificare ciò che gli è davanti in modelli e forme più riconoscibili e familiari.
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La mente tenta quindi di ricreare immagini standard riconoscibili e conosciute, limitando il caos di una composizione visiva che non riesce bene ad identificare; attraverso questo principio base si formano diverse leggi, che analizzeremo nelle prossime righe e che abbracciano completamente il mondo della fotografia, partendo da un concetto psicologico che ha come punto di riferimento l’uomo e che si estende a ciò che sta osservando.
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Fondamentale quindi aver ben chiaro il principio della psicologia della Gestalt, cioè:
La mente forma un insieme univoco riconoscendo i diversi modelli ed elementi simili tra loro.
Teoria della Gestalt nella fotografia
Interessante la psicologica che circonda questa teoria, ma come si può unire realmente alla fotografia?
Premettendo che la teoria della Gestalt aiuta notevolmente l’osservatore nel riconoscimento dei modelli, ciò può essere molto importante per analizzare i principi base e poterli utilizzare come un miglioramento della scena nella composizione fotografica.
Capire in modo preciso quali siano gli aspetti cardine di una scena da fotografare, ponendo un maggiore accento sulle componenti da evidenziare, permettono di poter eliminare dalla scena immagini superflue o che non avrebbero donato alcuna miglioria al risultato finale.
I fotografi spesso sono ossessionati dal voler riempire la scena fotografica quasi saturandola, ciò per evidenziare un potenziale messaggio; fondamentale invece riuscire ad identificare gli elementi superflui e concentrarsi sulle dinamiche e sul rapporto figura-terra, infatti quando la mente si pone di fronte una scena, l’occhio è predisposto nel focalizzarsi sul determinare quale sia il terreno e quale sia la figura che vi si posa sopra.
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Al fine di capire meglio tale dinamica, la teoria della Gestalt è una vera e propria guida se vuoi semplificare all’osso il loro concetto ma allo stesso tempo rappresentarlo comunque in modo potente e senza fronzoli.
Tale tecnica è molto utile per instaurare un rapporto quasi intimistico con lo spettatore, il quale si troverà coinvolto emotivamente con la narrazione offerta dall’immagine.
Principi della teoria della Gestalt in fotografia
Come anticipato nelle righe precedenti, la teoria della Gestalt può risultare molto utile per coloro che voglio unire l’aspetto psicologico e visivo nel modo più diretto e semplice possibile; vincolandosi a delle piccole linee guida che garantiscono una composizione sempre equilibrata e visivamente priva di errori grossolani. Vediamo quali sono le leggi principali di tale teoria e come gestire gli scatti nel miglior modo possibile.
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1. Buona forma
Fondamentale quindi, per un fotografo saper dividere in modo equilibrato la scena visiva, quest’ultima caratterizzata da 4 caratteristiche ben definite: dimensione, sfocatura, contrasto di valore e separazione.
Nella visualizzazione di un particolare scorcio, in cui vi sono sia la figura che la terra, l’occhio tende a percepire l’area più piccola come figura e quella più grande come terreno/Sfondo.
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Dimensione
Tale caratteristica sottolinea la capacità della mente di percepire le immagini di volume maggiore (più grandi) come più vicine, mentre le immagini che risulteranno più piccole sembreranno più lontane e saranno assimilate come parte dello sfondo.

Sfocatura

Per la sfocatura devi immaginare la profondità di campo, come potrai dedurre gli oggetti messi a fuoco attireranno l’attenzione prima delle altre figure.
In base a dove saranno inserite all’interno della scena trasmetteranno messaggi diversi.
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Contrasto di valore

La contrapposizione di contrasto può evidenziare un particolare, per sempio nel caso di un soggetto particolarmente esposto alla luce su sfondo scuro, può essere una soluzione ideale per far immergere nella scena lo spettatore attraverso l’immagine scattata
Separazione
Altro metodo per spezzare la scena, separando lo sfondo dalla figura principale è la separazione.
Porre un oggetto o una figura, in un determinato punto della scena, sia esso al centro o meno, staccando colori e composizioni, instaurando una vera e propria separazione delle scene, quasi a comporne due separate, è una soluzione interessante per sottolineare una figura invece che un’altra.

2.Prossimità
Quando osservi due oggetti vicini tra loro, la tua mente pensa subito che siano collegati in qualche modo.
La legge di prossimità della Gestalt tiene a precisare proprio il concetto secondo la quale le forme o i vari oggetti che sono collocati vicini, sembrino formare dei veri e propri gruppi.
Il caos generato dalle figure in scena viene naturalmente semplificato dalla tua mente, la quale cerca di raggruppare più figure vicine per focalizzarne una struttura unica. Quindi maggiore sarà la distanza tra due oggetti, minore sarà il raggruppamento che la mente creerà nella scena.
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3.Somiglianza

Molto più suggestiva è la legge che regola la somiglianza, questa infatti inganna la tua mente raggruppando oggetti che risultano molti simili tra loro.
Un esempio molto semplice è quello di osservare una foto dei pinguini, quando questi sono raggruppati e vicini sembreranno un’unica unità, ciò dovuto alla somiglianza dei colori e della formazione fisiognomica.
Ma come può tale legge risultare utile per un fotografo
Qui subentra il concetto che vuoi esprimere, sia esso un concetto di unicità o di contrapposizione. In base a quale dei due vuoi portare alla luce, è importante creare connessioni tra i diversi elementi non collegati nelle foto.
4.Buona continuità
Immagina di essere vicino ad un ponte lunghissimo, immagina di tracciare con gli occhi tutta la lunghezza, la tua mente si porrà nella condizione di percepirlo come qualcosa di continuo, ciò avviene per una semplice condizione di prospettiva e di sistema visivo.
Anche se nella realtà sei ben cosciente del fatto che il ponte possa presentare delle discontinuità, la mente riempie in modo naturale le lacune per le parti non visibili o che non si riconoscono.
Ciò avviene anche nella fotografia, in particolar modo quando si osservano foto di sentieri, fiumi o tutte quelle figure tagliate dalla cornice.
La legge della continuità ti pone di fronte alle limitazioni che l’occhio ha ma a cui la mente pone rimedio naturalmente.
Tale tecnica può risultare molto utile nel coinvolgimento emotivo dello spettatore; il posizionamento di un albero, di un fiume o di una figura di continuità, pone lo spettatore nella condizione di immaginare nuove potenziali situazioni, le quali lo avvolgono e lo catturano naturalmente.
Utilizzata nella maggior parte dei casi per attrarre l’attenzione dell’osservatore e valorizzare la fotografia paesaggistica.

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5.Destino comune


Guarda la foto qui a fianco, la tua mente ha probabilmente immaginato che uno dei surfisti sia pronto a staccarsi dal gruppo.
La legge della Gestalt che riguarda il destino comune è probabilmente quella che più troverai vicina nella vita quotidiana.
Questa infatti ti dice che tutti gli oggetti o le figure che sono orientati verso la medesima direzione, appaiono nella mente come un gruppo coerente; si lo so, stai pensando che sia molto simile se non uguale alla legge di prossimità, ma in quel caso non vi è l’aspetto fondamentale: il movimento o la direzione.
Se non riesci a focalizzare per bene cosa voglia dire, immagina di osservare uno stormo di uccelli in volo, questi ti sembreranno volare tutti come se fossero un gruppo unico, dovuto alla direzione del volo che avviene in modo armonico e sincronizzato.
Si definisce come legge del destino a causa della sua imprevedibilità, immagina lo stormo di uccelli in volo, all’improvviso uno di quelli decide di staccarsi dal gruppo e rendersi un elemento esterno; ciò può risultare importante durante lo scatto di una foto, identificare gli spostamenti degli elementi in scena può risultare determinante per uno scatto omogeneo e coerente.
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6.Figura-Sfondo
Come già anticipato in breve precedentemente, l’occhio umano identifica ciò che sta osservando in due parti principali: la figura e il terreno, quest’ultimo circoscrivibile anche nel contesto sfondo.
Quando questo rapporto è facilmente distinguibile si definisce stabile, quando invece è molto complesso identificarlo o semplicemente l’autore ha ideato lo scatto in modo da risultare a doppia lettura, esso si definisce instabile.

Avrai sicuramente visto il Vaso di Edgar Rubin, questo mescola lo sfondo e la figura in modo che le due parti si possano invertire.
La legge della figura-sfondo si pone su binari di identificare la figura prima dello sfondo, ma non si deve sottovalutare il potere dell’artista e della possibilità di poter sovvertire le regole.
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7. Pregnanza
La legge della pregnanza, o anche conosciuta come la legge della buona forma, afferma che tutti gli elementi ambigui, cioè che possono essere intesi in modo diverso, sono interpretati dalla mente in modo più semplice possibile.

Ciò visibile nella disposizione delle scene con pochi elementi o nelle più semplici simmetrie.
Conclusione
La fotografia ha tratto a piene mani la teoria della Gestalt dalla psicologia, ciò a rafforzare ancor di più le caratteristiche umane ed artistiche di tale disciplina.
La mente umana produce immagini ed idee in tanti modi diversi, proiettando nella realtà immagini idealmente non concretizzabili.
Attraverso la teoria della Gestalt tu in quanto fotografo potrai migliorare le scene compositive ed instaurare un impatto maggiore sull’emotività dell’osservatore; aiutandolo nell’entrare nelle tue fotografie o addirittura ad esularlo completamente, tutto dipenderà dal messaggio che vorrai trasmettere.
Questa teoria è solo il mezzo attraverso il quale puoi capire meglio ciò che la composizione ti offre, analizzando aspetti che da soli è difficile cogliere, ma la bravura risiede tutta nel cuore di chi sta scattando la foto.
Il mondo è ricco di momenti memorabili, spesso però il segreto è cercare di eliminare il superfluo ed arrivare alla mente dello spettatore, rischiando anche di ingannarlo.
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