Guardo moltissime fotografie food ogni giorno, le guardo perché credo fortemente nella formazione visiva.
La formazione visiva è quella pratica che ti aiuta ad avere idee, spunti e illuminazioni quando bisogna fare fotografie.
Il nostro cervello immagazzina immagini, odori, e tanto alto, e senza rendercene conto li tira fuori quando ne abbiamo la necessità.
Questa premessa per farti capire che sono un osservatore seriale, e riscontro sempre più spesso una mancanza, fondamentale nella fotografia food. Prima di dirti cosa manca, ti dico cosa c’è.
Cosa c’è nella fotografia food nel 2019
L’estetica media della fotografia food si è alzata, trovo molte più “belle” foto, molte più foto food con una bella luce. Fotografie alle quali non si può dire niente sotto il lato estetico.
Si vede che il maggior numero di informazioni, disponibile in rete, sta aiutando le persone a migliorare l’estetica delle foto di food.
Cosa manca nella fotografia food nel 2019
Ma d’altro canto, trovo poche foto che trasmettono realmente quello che il cibo fotografato dovrebbe fare, almeno dal mio personale punto di vista.
Se tu ci pensi bene, il mangiare cibo è una situazione a cinque sensi, una situazione che coinvolge le persone totalmente, una situazione che emoziona e regala bellissimi ricordi. Di altre situazioni che coinvolgono i cinque sensi, come fa il mangiare il cibo, mi viene in mente solo una cosa, che è fare l’amore!
Quando si fotografa il cibo, ci si mette da subito in una situazione di svantaggio, quella di iniziare una battaglia cinque contro uno. Una battaglia che tu, che stai fotografando del cibo, combatterai solo con il senso della vista.
Ecco questo, dovrebbe far riflettere molto di più il fotografo food, dovrebbe farlo ragionare molto di più sull’essenza del piatto.
Come può funzionare la fotografia food
Provo a fare un paio di esempi:
Se devi fotografare un piatto di pasta al pesto, i profumi e le situazioni sono molto estive e da mare. Un piatto di pasta con Il pesto alla genovese non dovrebbe essere fotografato, senza pensare a questo. Senza pensare che gli ingredienti del pesto sono amalgamati a freddo, senza essere cotti. Mi è capitato di vedere fumo (finto) uscire da un piatto di pasta al pesto, che se nella realtà la pasta è sicuramente calda, il fumo trasmette troppo calore rispetto alla freschezza del piatto di pasta alla genovese.
Stessa cosa se ripenso ad una foto vista qualche giorno fa, la fotografia di un piatto di patatine. Le patatine fritte, buone, sono croccanti, e se arrivassero scialbe, morbide e gialline, chiunque, o quasi, non sarebbe soddisfatto del piatto di patatine fritte. Ecco con la fotografia non posso trasmettere la croccantezza con il gusto, con il tatto o con l’udito, ma sicuramente posso trasmettere croccantezza con la vista, con il colore delle patatine, che quando sono croccanti hanno un colore ambrato, e non giallino.
Conclusione
Ecco molte foto sono belle tecnicamente, ma non raccontano il piatto che la persona potrà mangiare se dovesse ordinare quella portata.
Quando faccio fotografia food, in qualsiasi situazione, per me o per i miei clienti, mi chiedo sempre cosa deve trasmettere quel prodotto, la sua storia, la sua consistenza e la sua esperienza nei cinque sensi. Una volta fatto inizio a fotografare.
Se non lo facessi, potrebbe capitare di vedere una birra, che in fotografia risulti calda… ecco prova tu a servire una birra calda, poi mi dici se chi la beve è contento!
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